giovedì 1 settembre 2011

Recensione "The Legend of Zelda: Majora's Mask" delle Akira Himekawa

Recensione "The Legend of Zelda - Majora's Mask" delle Akira Himekawa (J-pop)








Dietro la maschera, la solitudine.


"The Legend of Zelda: Majora's Mask" è il seguito diretto di "The Legend of Zelda: Ocarina of Time". Se nel videogioco lo s'intuiva, nel manga il riferimento è esplicito, accentuato dall'inedita vicenda iniziale che ci presenta Link come un bambino capace nell'arte della spada al punto d'essere convocato per insegnare le tecniche ad altri condottieri (adulti), ma come molti già sapranno, più che enfant prodige la sua abilità deriva dall'esperienza di "Ocarina Of Time", dove ha salvato il mondo di Hyrule e sconfitto il malvagio Ganondorf viaggiando nel tempo avanti e indietro di sette anni, da bambino a adulto, e viceversa; è un Link adulto nel corpo di un bambino, quello di Majora's Mask, che si lamenta perché non viene preso sul serio, sminuito a causa del suo aspetto fisico. Questa vicenda è solo un accenno a quella tematica che aleggerà per tutto il manga, facilmente riconducibile al detto "l'abito non fa il monaco", e considerando che al centro della storia ci sono delle maschere che indossandole è come assumere un'altra identità, il discorso si fa complesso.
Ma torniamo alla trama.

Prima di questa scena, il manga mostra (in anticipo rispetto al videogioco) l'Allegro Venditore di Maschere ("Happy Mask Seller") che nella foresta incontra il piccolo demone Skull Kid: l'Allegro Venditore gli illustra la Maschera di Majora, una maschera capace di realizzare qualsiasi desiderio, ma poi si rifiuta di venderla dicendogli che è una maschera proibita, dal passato oscuro e terrificante perché appartenuta a un'essere estremamente malvagio. Lo Skull Kid è un demone innocuo ma di natura dispettosa, quindi non esita a rubare la potente maschera all'Allegro Venditore, tuttavia, i suoi desideri si tradurranno in maniera drastica, perché una volta indossata la Maschera di Majora, questa plagerà il suo spirito, portandolo a desiderare la morte di tutti e la distruzione del mondo di Termina.

Termina? Esatto, questa volta Link non dovrà salvare Hyrule, ma un mondo parallelo, tra l'altro popolato dagli stessi abitanti di Hyrule che qui hanno vita e nomi diversi (pertanto non lo riconosceranno).
Link finisce a Termina perché dopo aver fatto da maestro d'armi ai condottieri, desidera partire alla ricerca di un'amica che non ha più visto dai tempi di "Ocarina of Time": la fatina Navi. In sella alla fidata Epona, percorre la foresta quando improvvisamente s'imbatte nello Skull Kid (che indossa la Maschera di Majora) e le sue due fatine Tatl e Tael (rispettivamente, sorella e fratello); lo Skull Kid lo assale, gli ruba la preziosa Ocarina del Tempo, e scappa in sella a Epona. Lanciandosi nell'inseguimento, Link giunge in una radura paludosa e affronta lo Skull Kid, il quale però gli lancia una maledizione che lo trasforma in un piccolo Deku Scrub. Fuggendo, Skull Kid lascia indietro la fata Tatl che desiderosa di rivedere il fratellino accompagna
 Link fino in città, dove in cima alla torre dell'orologio lo Skull Kid sta ordinando a una grossa luna, grottesca e inquietante, di cadere su Termina, e così accade. La scena si ripete tre volte consecutive in maniera identica, con Link che s'interroga su cosa stia succedendo, poi capisce, la chiave è il tempo: recupera l'Ocarina del Tempo e suona la melodia insegnatagli da Zelda in "Ocarina of Time", la Canzone del Tempo, ritornando così a tre giorni prima che la luna cadesse; comincia una nuova avventura per l'Eroe del Tempo!

Solo tre giorni per salvare Termina, solo tre giorni per trovare i quattro giganti del mondo (palude, deserto, mare, montagna) e invocarli per chiedere aiuto; "The Legend of Zelda: Majora's Mask" è lo Zelda più adrenalinico, oltre che il più tetro. Ricordo ancora l'ansia che mi prendeva quando durante lo scontro col boss del primo dungeon ero ormai al terzo giorno e la terra tremava, mentre l'orologio nella parte bassa dello schermo scandiva i minuti restanti; se non si riesce a portare a termine la missione, con lo scadere del terzo giorno si è costretti a suonare la Canzone del Tempo e ripartire dal primo giorno, quindi d'accapo, senza alcun progresso! Si può tirare un sospiro si sollievo solo quando si finisce il dungeon, si recupera la maschera che era del boss, e soprattutto si libera uno dei giganti, perché quello è un risvolto che trascende il tempo. Ecco, questa sensazione tesa non è affatto presente nel manga, nemmeno l'adrenalina, visto che il tutto si svolge in un'unica soluzione senza che Link suoni la Canzone del Tempo e, ancor peggio, senza che siano scanditi giorni né ore (cosa che nel videogioco accadeva di frequente, oltre all'orologio costantemente visibile, ogni dodici ore con la panoramica della città e un cupo "gong").

Trattandosi di un volume unico, nel manga sono stati tagliati i dungeon e appaiono solamente i boss nell'area specifica senza che ci siano stanze, enigmi e tutto il resto.
Un po' deludente il modo sbrigativo con cui Link batte i vari boss, addirittura senza nemmeno utilizzare le tecniche proprie delle creature che impersona grazie alle maschere. Come nel gioco, infatti, Link assumerà le identità di tre personaggi chiave: un Deku Scrub senza nome, il Goron Darmani, e lo Zora Mikau. Si tratta di tre individui deceduti che hanno un conto in sospeso con le forze del male (ad esempio il Goron che morì prima che potesse sconfiggere il boss della montagna) e che Link incontra, tranne nel caso del Deku Scrub, in forma di spiriti, che una volta placati lasciano la propria maschera, quindi la propria identità, nelle mani di Link. Dalla mia esperienza di gioco ricordo la vicenda del musicista Zora Mikau come la più intensa, per il fatto della band che lascia, dell'uovo rubato che racchiude la voce della cantante, dell'isola che in realtà è il guscio di una saggia tartaruga, ecco, purtroppo il manga si fa più frammentario proprio in questo episodio: chi non ha mai giocato a "Majora's Mask" potrebbe non capire molto di ciò che accade. In compenso (che non compensa, in realtà) si riserva una vignetta che esprime la battuta, davanti alla tomba del giovane Mikau, "qui giace un Guitar Hero"; della serie, ogni riferimento NON è puramente casuale.

Inutile dire che i tagli riguardano anche le numerose maschere (scomparse ognuna assieme alla propria funzione) e gli altrettanto numerosi personaggi secondari (scoparsi ognuno assieme alle proprie vicende personali), però, da subito appare Anju, la promessa sposa di Kafei, e devo dire che è cosa buona e giusta, visto che anche nel videogioco questa vicenda è una delle più importanti nonché una delle più difficili da risolvere. Kafei, infatti, si nasconde indossando una maschera perché è stato maledetto dallo Skull Kid che lo ha trasformato in un bambino; il compito di Link è di ricongiungere i due innamorati, che nel frattempo si scambiano lettere senza mai vedersi, e di conseguenza Anju non capisce il perché di tanta improvvisa vergogna. Se il giocatore riesce nell'impresa, il finale del gioco mostrerà delle scene che fanno un baffo a questo manga, nonostante dell'opera cartacea abbia apprezzato la frase di Tatl: "L'aspetto non conta! Anju non poteva attendere un secondo di più l'uomo che ama!", confermando così la presenza del tema che accennavo a inizio recensione.

Fortunatamente, tutte le maschere che le Akira Himekawa hanno sacrificato sono servite a dare spazio alla mitica, ineguagliabile, affascinante (insomma, la mia preferita), Fierce Deity! Tradotta nel manga come: Maschera della Divinità Selvaggia. Adoro questa trasformazione, con un Link che diventa adulto e veste un'armatura possente e coloratissima, oltre che a impugnare una meravigliosa spada a doppia lama. Questa maschera è considerata un'extra nel gioco, che può essere utilizzata soltanto durante lo scontro finale (dopo averla ottenuta sudando) e permette di battere le varie mutazioni della maschera di Majora con una facilità sorprendente. Appena ho finito di leggere questo manga mi sono messa a giocare, tornando all'ultimo salvataggio, solo per potere usare questa maschera e vederla nuovamente in azione!

E visto che sono tornata a giocarci un po', ho trovato altre differenze, in particolare il fatto che nel manga l'Allegro Venditore di Maschere vuole riappropriarsi della Maschera di Majora per loschi scopi, il che a pensarci bene non ha senso visto che era nelle sue mani fin dall'inizio, infatti nel videogioco egli si congeda da Link ringraziandolo per averla distrutta e gli sorride sereno; nessun accenno di malignità (a parte lo sguardo inquietante, ma quello è per rimarcare lo stile di "Majora's Mask").
Altra differenza, nel manga i quattro giganti alla fine si ricongiungono con lo Skull Kid coccolandolo e salutandolo allegramente, affermando che loro non si erano dimenticati di lui perché lo considerano un amico; nel videogioco, i quattro giganti compiono il loro dovere e poi se ne vanno ognuno verso la propria parte del mondo lasciando lo Skull Kid nuovamente solo, intonando una malinconica melodia che pur non accennando all'amicizia, porta con sé la consapevolezza, a detta di Tatl, che nonostante la distanza e il loro solenne compito, i giganti non si sono mai dimenticati del piccolo Skull Kid e del loro tempo passato insieme a lui. L'atteggiamento diverso dei quattro giganti non sarà di per sé una grossa differenza, ma trovo questo dettaglio più poetico, specie per una storia che parla di solitudine, quella dello Skull Kid, che pur avendo infine trovato un amico in Link rimarrà di nuovo solo, visto che Link proviene da un altro mondo (e alla fine del gioco si sente l'Ocarina che intona la Canzone del Tempo: che sia Link che vuole tornare indietro dallo Skull Kid? Altro dettaglio degno del soprannome "Grande N"!)

Per finire, il manga ci delizia con un episodio extra che le Akira Himekawa dichiarano d'aver elaborato ai tempi dell'uscita del videogioco, ma ispirate solamente da alcuni filmati: penso che sia un'ottimo prequel di quel che potrebbe essere l'origine della Maschera di Majora, senza considerare la bellezza dei disegni e l'ottima realizzazione tecnica (il che vale per tutta l'opera).

La mia valutazione in termini di stelle potrebbe sembrare contraddittoria rispetto ad alcune precisazioni che ho scritto, ma in fondo ciò che ho criticato maggiormente sono i tagli, cosa che in effetti era inevitabile viste le poche pagine a disposizione. Con un titolo del genere la cosa migliore è giocarci, quindi a meno che non siate dei fan di Zelda, preferite l'originale del Nintendo64 disponibile anche nella Virtual Console del Wii... sempre che non facciano davvero un remake su 3DS com'è avvenuto con "Ocarina of Time": magari!


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